Perché Counseling e Scuola

In un tempo molto breve c'è stato il passaggio da una società relativamente stabile a una società caratterizzata da molteplici cambiamenti che hanno portato a una modificazione del paesaggio educativo e dell’orizzonte culturale della scuola e della famiglia, definendo nuovi scenari imprevedibili e, spesso, difficili da controllare.
All’interno del complesso paesaggio educativo diventa necessaria una ridefinizione degli spazi relazionali, soprattutto tra le due principali agenzie formative, scuola e famiglia, secondo un circuito di scambio, di rispetto dei relativi ambiti di esperienza e di valorizzazione delle esperienze.

La complessità che connota, quindi, la vita quotidiana degli studenti e delle loro famiglie rende necessario immaginare un nuovo orizzonte culturale, in cui la promozione della maturazione della persona sia la priorità della comunità educante.
Diventa così necessario che tutti gli elementi del sistema si attivino per promuovere lo sviluppo nella e della comunità, immaginando un progetto evolutivo di crescita e maturazione nell’ottica dell’empowerment e dell’autoefficacia.
Ed è proprio in questo contesto che la pratica del counselling scolastico esprime al meglio le sue caratteristiche come mediatore dei processi di trasformazione, come opportunità di crescita in situazioni “critiche”, come intervento di aiuto per l’individuazione e l’uso delle risorse soggettive e comunitarie disponibili, al fine di creare comunità educative resilienti. 

Fra le finalità di ogni intervento di counselling scolastico c’è quella di valorizzare le risorse dell’individuo, dell’ambiente e della comunità scolastica al fine di permettere agli insegnanti, ai genitori e agli alunni di governare processi di cambiamento all’interno della complessità educativa.

Valorizzare gli aspetti positivi degli studenti: i rinforzi

Dal punto di vista educativo, focalizzarsi maggiormente sui comportamenti negativi messi in atto dall'allievo può risultare, oltre che inutile, anche nocivo per le relazioni in classe.

Il clima di classe accettante

Lo studioso che più di tutti ha evidenziato gli elementi di una relazione educativa favorevole all’apprendimento è stato Carl Rogers. Egli ha indicato come primo presupposto per una azione didattica favorevole, la presenza di un clima di classe accettante, non valutativo né in positivo né in negativo, sia da parte dell’insegnante che di ciascuno studente nei confronti dei compagni.

Le stazioni di apprendimento: promuovere l’acquisizione di competenze per tutti gli studenti

L’idea di “stazione” paragona il percorso di apprendimento dell’alunno a un viaggio contraddistinto da “fermate”, viaggio che tiene conto delle dimensioni cognitive, affettive e sociali dell’alunno reale e che offre sfide e opportunità di apprendimento.

Il bullismo

Da una ricerca Istat del 2014 emerge che il 50% dei bambini/adolescenti tra gli 11 e i 17 anni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso da parte dei compagni nei 12 mesi precedenti e il 19,8% è una vittima assidua di episodi caratteristici di bullismo.

Per una didattica dell’empowerment

Uno studente può attribuire il raggiungimento o meno di un risultato a cause interne (o a cause esterne. Lo studente che ha uno stile di attribuzione interno ha in genere un atteggiamento positivo nei confronti dell’insuccesso, considerandolo modificabile, transitorio, controllabile e settoriale. In genere è uno studente che ha un rapporto ottimistico con il proprio apprendimento, ama sperimentarsi in nuovi compiti e affronta le difficoltà senza paura.

Nati per Leggere a Fiumicino; lo Spazio di Ascolto per genitori e insegnanti

Lo Spazio di Ascolto per genitori e insegnanti nasce con l’intenzione di offrire un luogo di relazione e di ascolto e come sostegno all’azione educativa e alla riflessione sul ruolo educativo. Si pone lo scopo di attivare sinergie e alleanze tra gli adulti coinvolti nel processo educativo, promuovendo la costruzione di spazi e momenti di confronto e di condivisione.

Le educatrici nell’ambientamento al Nido

L’ambientamento al nido è anche l’ambientamento delle educatrici ai nuovi bambini, alle nuove famiglie, alle nuove colleghe di sezione se ce ne sono. Di fronte ai nuovi stimoli e alle nuove richieste ci si può sentire motivate, forti, cariche e positive e si possono anche vivere dei momenti in cui ci si sente impotenti, tristi, stanche, spaventate, dubbiose, incerte.

Quando il conflitto insegnante - allievo non può essere risolto

I conflitti che si creano tra insegnanti e studenti e che difficilmente potranno essere risolti sono quelli che riguardano divergenze di opinioni, collisione di valori, di idee o modi di vivere. In questo caso l’insegnante deve trovare la forza dentro di sé di accettare serenamente di non poter risolvere il conflitto.

La funziona educativa della presenza

Dalle narrazioni della stampa mainstream sembra che se si è in presenza si "faccia scuola", se non si è in presenza non ci formi o ci si formi parzialmente. Emerge quindi l’idea che solo la presenza fisica educhi mentre la presenza digitale non abbia o abbia solo parzialmente questa funzione.

Promuovere l’autoregolazione a scuola

Zimmermann afferma che le capacità di autoregolazione dell’apprendimento sono predittive dei risultati scolastici degli studenti, in misura superiore al 90%e che, connesso all’autoregolazione, è il senso di autoefficacia che il soggetto prova quando sa che, grazie alle sue abilità, è in grado di raggiungere un obiettivo che si prefissato.


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