Apprendimento al tempo di internet: tra surfismo e immersione
Un primo passo è quello di non considerare marginale il rapporto che l’esperienza digitale ricopre nel quadro della realizzazione dei compiti evolutivi dell'adolescente.
Il periodo di crisi educativa e formativa che sta attraversando la scuola e la famiglia impone una cautela particolare nell'approccio formativo/educativo da utilizzare nei confronti degli adolescenti: diventa infatti poco efficace rivolgersi alla generazione adolescenziale odierna, cercando di dissuaderla dall'uso del web.
Se analizziamo le principali linee di contrapposizione rispetto al fenomeno del web, possiamo individuare due principali posizioni: quella di chi sostiene che internet abbia contribuito alla formazione di generazioni più dotate di quelle precedenti e quella che ritiene che internet abbia contribuito a rendere gli adolescenti privi di senso critico e passivi nei confronti delle informazioni.
Per i primi, gli adolescenti navigati sono degli ottimi surfisti, sono capaci di navigare nel mare delle informazioni, coprendo aree di conoscenza molto più estese rispetto a quelle dei loro colleghi in passato, hanno un approccio al sapere più dinamico, ricco di collegamenti rispetto agli adolescenti gutemberghiani, cresciuti attraverso approcci troppo settoriali alle materie.
Per i detrattori invece il surf non è una pratica adatta all'apprendimento in quanto implica un approccio superficiale ai saperi e, credono che l’apprendimento diventi significativo solo quanto ci si immerge nelle conoscenze, si entra, come un sommozzatore, nella profondità della materia. Le due posizioni principali oscillano quindi tra il surfismo e l’immersione. Come riuscire ad integrare queste due posizioni contrapposte?
Sicuramente cercando di costruire ambienti scolastici e familiari di educazione significativa che siano in linea con la realtà adolescenziale odierna.
Un primo passo è quello di non considerare marginale il rapporto che l’esperienza digitale ricopre nel quadro della realizzazione dei compiti evolutivi dell'adolescente. Il web può essere utilizzato come una delle tante aree di possibile realizzazione del sé personale e sociale e di espressione della creatività e della ricerca di forme nuove di sperimentazione dell’apprendimento significativo.
Quindi più che sottovalutare o anche esaltare la presenza del digitale nella vita degli adolescenti, occorrerebbe provare a governarla, svolgendo una funzione educativa di convinto interessamento, capace di avvicinare e dare senso al diffondersi di social network e videogiochi in adolescenza, permettendo agli adolescenti, nel corso del processo di crescita di sfruttare appieno le potenzialità di Internet.
Effettivamente la realtà virtuale richiede una funzione educativa realistica, un programma di governo non troppo angosciato dalle trasformazioni imposte dei figli navigati, soggetti antropologici molto diversi dagli adolescenti che hanno abitato stagioni storiche precedenti.
Gli adolescenti hanno sviluppato una nuova cultura partecipativa, che deve essere compresa e valorizzata anche nella complessa e difficile realtà scolastica, attraverso l’azione di adulti competenti, rispecchianti e valorizzanti.
La cultura partecipativa presente nella vita degli studenti necessità di una proposta formativa più ampia che valorizzi le nuove modalità espressive e che tenga presente il funzionamento e le caratteristiche dei ragazzi e delle ragazze, utilizzando modelli più cooperativi che di controllo e risorse informative educatrice coerenti con il funzionamento affettivo degli adolescenti odierni.
Ad esempio, sarebbe importante che gli adolescenti venissero ingaggiati direttamente nell'esperienza formativa proposta, come esperti di una particolare forma di partecipazioni sociale molto diversa da quella dei loro genitori. Questa esperienza di cultura prodotta e distribuita delinea un profilo decisamente più articolato e complesso, di quello stereotipato di una degenerazione annoiata e svogliata.
Gli adolescenti delle stagioni passate avevano la specialità di agire il conflitto con l’adulto in nome della libera espressione di sé, del desiderio, della sessualità, della relazione con i coetanei, affrontando il dolore della colpa.
Gli adolescenti navigati non sentono il bisogno di contrapporsi all'adulto per determinare il proprio sé ma hanno invece molto bisogno di uno sguardo adulto, sufficientemente valorizzante, non troppo angosciato che li aiuti a tollerare il dolore della vergogna (Lancini 2015).
Nessuno nega l'importanza delle regole, di limiti, dei paletti, dei no che aiutano a crescere ma la realtà affettiva relazionale degli adolescenti navigati e dei genitori odierni non merita semplificazioni, manifesti, proclami che rievochino sulla scena educativa livelli di conflitti e autoritarismo impraticabili sul web.
Diventa importante pensare che la tecnologia sia un allenamento alla crescita e uno strumento che contiene in sé oltre ai rischi anche opportunità, che possono essere sperimentate.
Gli adolescenti avranno sempre internet a disposizione e quindi l’augurio è che la scuola non voglia perdere altro tempo a discutere su come impedire il taglia-incolla pomeridiano da Wikipedia.
Resta indubbio invece il fatto che la tecnologia non metterà mai in discussione la relazione appassionata degli studenti con l’apprendimento, in quanto gli adolescenti navigati sono esperti nelle relazioni molto più di quello che si è disposti a vedere e questo lo riescono chiaramente a percepire.