Dalla Didattica dell'Emergenza alla Didattica a Distanza
Dai dati emerge come, nel periodo 2018-2019, il 30% delle famiglie non è dotato di computer o tablet in casa, nel Mezzogiorno la percentuale arriva al 41,6%, e che solo il 22,2, 1% delle famiglie ha un PC a disposizione per ogni componente, al Sud la percentuale scende al 14.1%.
Un terzo delle famiglie in Italia, non possiede PC o tablet.
I Dirigenti Scolastici, secondo quanto previsto dal Dpcm dell'8 marzo 2020 sono stati chiamati ad attivare, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, con molta probabilità fino alla conclusione dell’anno scolastico, modalità di Didattica a Distanza.
Tutto questo apre uno scenario di domande complesse su come la DAD possa inserirsi nelle vite dei bambini e delle bambine, delle ragazze e dei ragazzi alle prese con il percorso di formazione e, se e come, possa contribuire al loro percorso di apprendimento e non rimanere una Didattica dell’Emergenza.
L’analisi dei dati ISTAT in merito alla disponibilità da parte delle famiglie di computer e tablet suscita domande, quesiti e perplessità rispetto alla reale applicabilità della Didattica a Distanza.
Dai dati emerge come, nel periodo 2018-2019, il 30% delle famiglie non è dotato di computer o tablet in casa, nel Mezzogiorno la percentuale arriva al 41,6%, e che solo il 22,2, 1% delle famiglie ha un PC a disposizione per ogni componente; al Sud la percentuale scende al 14.1%.
Un terzo delle famiglie in Italia, non possiede PC o tablet.
Questo ha una ricaduta immediata sulle scelte che gli insegnanti si trovano a fare in merito a quali strumenti utilizzare, a quali piattaforme digitali fare riferimento, che tipologie di attività proporre ai propri allievi.
Una docente scrive: “Nella mia classe ci sono tre bambini senza Pc. Ho segnalato il problema ma in attesa che si riesca ad ottenere gli strumenti tecnologici richiesti, uso modalità diversificate per raggiungerli. Quando sono in videoconferenza con il resto della classe, chiamo i bambini, utilizzando WhatsApp e con un gioco di schermi li faccio partecipare alla lezione. Lascio da fare spesso attività in piccoli gruppi in modo da mantenere quella relazione significativa fondamentale per l’apprendimento”.
Effettivamente, gli approcci centrati sull’apprendimento collaborativo sono utili, non solo all’apprendimento ma anche al mantenimento di contatti emotivi, affettivi che fanno da motore all’apprendimento.
Dare una situazione problematica da risolvere insieme, ad esempio, favorisce la ricerca, il confronto, la collaborazione, competenze pro-sociali che in questo momento sono di vitale importanza.
Se continuiamo ad analizzare i dati ISTAT relativi alle percentuali delle competenze digitali proprie dei ragazzi nel periodo 2018-2019, emerge che solo 3 ragazzi su 10, tra i 14 e i 17 anni, hanno capacità tecnologiche elevate mentre il 34% ha competenze digitali basse, il 32,8% competenze di base, e il 3% alcuna competenza digitale.
È interessante mettere in evidenza quali sono state le competenze monitorate dall’Istituto Nazionale di Ricerca (https://www.istat.it/it/files//2020/04/Spazi-casa-disponibilita-computer-ragazzi.pdf):
- Information skill: recuperare, organizzare, utilizzare e valutare informazioni digitale acquisite.
- Communication skill: utilizzare ambienti digitali per condividere risorse e strumenti, comunicare e collaborare in ambienti digitali, partecipando ad una comunità di ricerca.
- Problem solving skill: risolvere problemi tecnici, aggiornare le proprie e le altrui competenze.
- Software skills for content manipulation: creare contenuti multimediali innovativi di testo, immagini e video, integrando contenuti già pubblicati.
Le competenze digitali esaminate dall’ISTAT sono quelle necessarie affinché la Didattica a Distanza possa essere accolta e recepita in modo efficace ma in realtà, dai dati, emerge come il 60% dei ragazzi tra i 14 e i 17 non ne sia in possesso o le padroneggi molto poco.
Un altro aspetto messo in luce dai dati ISTAT è che il 27,8% delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo e la percentuale arriva al 41,9% tra i minori.
Oltre al sovraffollamento spesso l’abitazione presenta anche problemi strutturali, non ha bagno/doccia con acqua corrente o ha problemi di luminosità.
La mancanza di spazi adeguati, silenziosi o luminosi in cui disporsi per apprendere è un’altra problematica da tenere in considerazione quando si immaginano attività formative.
Nella Circolare “Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza” si sottolinea che la DAD debba prevedere momenti di relazione tra docenti e discenti, nei quali ci sia una restituzione del lavoro fatto dagli alunni e si chiede “di privilegiare, per quanto possibile, la modalità in classe virtuale”
Quali sono, quindi, le scelte didattico-pedagogiche funzionali al coinvolgimento attivo e partecipativo dell’allievo o studente a casa? Quali tipologie di lezioni proporre viste le criticità evidenziate dai dati fin qui presentati?
In questo non si può che riconoscere ed apprezzare, visti anche i risultati fin qui raggiunti, lo sforzo degli insegnanti che, non solo non si stanno facendo dominare da questo mondo tecnologico, a volte ancora poco conosciuto, ma che, attraverso l’analisi del contesto socio-culturale del proprio gruppo classe, riescono a costruire percorsi che tengano conto di tutte queste difficoltà, facendo attenzione a progettare lezioni, discussioni, lavori individuali o di gruppo che coinvolgano tutti.
Ogni insegnante diventa sempre più un artigiano che cuce con accuratezza, attenzione e professionalità il percorso di apprendimento più adeguato a ciascuno dei propri allievi.
I docenti sanno quali possono essere gli strumenti che facilitino l’inclusione di tutti nel percorso di apprendimento e sanno come modularli alla luce delle situazioni che vivono i loro studenti, in attesa che la Didattica a Distanza smetta di essere una Didattica dell’Emergenza.