Nascita del counseling per l'età evolutiva

Il Counselor per l’età evolutiva deve essere in grado di analizzare le risorse e le soluzioni che sono presenti nel problema stesso, deve utilizzare un'ottica sistemica per esaminare e pianificare le risoluzioni ad un problema, deve essere creativo e flessibile, in grado di mediare tra tutte le parti in conflitto, riuscire a pianificare e a selezionare gli strumenti e le tecniche corrette per fronteggiare le situazioni di criticità.


Il Counseling nasce nel mondo anglosassone tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo, inizialmente con scopi di orientamento professionale e scolastico e successivamente come sostegno nelle differenti situazioni di vita.
Il counseling per l'età evolutiva appare negli Stati Uniti già dal 1898 quando nella scuola di Detroit ci si avvale della figura del counselor per promuovere appieno le capacità e potenzialità dei bambini che non riescono a raggiungere risultati accettabili. In Gran Bretagna il Counseling dello Sviluppo evolve in Counseling Scolastico negli anni '60 arrivando a definire chiaramente i compiti del counselor attraverso l’istituzione di corsi di formazione specifici.
In Italia si può far risalire la nascita del Counseling per l’Età dello Sviluppo con l’istituzione dei CIC (Centri di Informazione e di Consulenza), nell’ambito di progetti legati alla promozione della salute e alla prevenzione del disagio giovanile.
Vivere nella complessità, ricca di cambiamenti può stressare e destabilizzare e provocare l'innalzamento dei livelli della conflittualità. Cercare di adattarsi a questa complessità ecologica richiede tanta risolutezza e flessibilità.
Una soluzione potrebbe essere un’educazione alla resilienza che il counselor può promuovere facendo si che le persone possano scegliere e decidere in maniera autonoma e informata e possano auto-realizzarsi nei percorsi di vita compatibili con l’ambiente.
Da queste riflessioni è chiaro come il counselor per l’età evolutiva possa esprimersi al meglio orientando e promuovendo le competenze per la vita e sostenendo tutte le componenti coinvolte nel processo evolutivo (familiari, bambini, personale educativo).
Quando un bambino ha un disagio, ne soffre sia la famiglia sia le agenzie che vengono a contatto con questo malessere generando un circolo vizioso.
A livello tecnico-operativo il counselor per l’età evolutiva deve essere in grado di analizzare le risorse e le soluzioni che sono presenti nel problema stesso, utilizzare un'ottica sistemica per analizzare e pianificare le risoluzioni ad un problema, deve essere creativo e flessibile, in grado di mediare tra tutte le parti in conflitto, riuscire a pianificare e a selezionare gli strumenti e le tecniche corrette per fronteggiare le situazioni di criticità e saper lavorare con i gruppi e in rete. Rispetto alle competenze conoscitive deve avere padronanza dell’approccio sistemico, relazionale, gestaltico, razionale emotivo integrato, della psicologia umanistica e di comunità, conoscere tutte le configurazioni sistemiche (familiari, educative, di socializzazione), avere conoscenze da un punto di vista legislativo sul diritto di famiglia e dei fondamenti etici e deontologici specifici.


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