La scuola digitale: dal ruolo alla relazione
Le nuove generazioni, vivendo all’interno di un ecosistema mediale - naturale contesto di formazione in cui si fruiscono o si producono contenuti digitali - non considerano più la scuola come unico luogo in cui acquisire i saperi.
In questi ultimi anni, gli adolescenti che entrano nelle scuole secondarie di primo o secondo grado, ricercano in classe esperienze che valorizzino e facciano crescere il proprio sé, considerando secondario il loro ruolo come studenti.
Gli studenti hanno bisogno di continui riconoscimenti e valorizzazioni e sono alla ricerca di un successo personale e affettivo che non sia più limitato solo alla prestazione scolastica cognitiva. Questa ricerca di continue conferme del valore del proprio io è talmente marcata da esporli, più fragili che in passato, a enormi rischi, spesso non prevedibili.
Per quanto riguarda l’apprendimento, è cambiato da parte dei ragazzi, non solo il modo di considerare l'esperienza scolastica ma anche la modalità di relazionarsi con i propri docenti.
Le nuove generazioni, vivendo all’interno di un ecosistema mediale - naturale contesto di formazione in cui si fruiscono o si producono contenuti digitali - non considerano più la scuola come unico luogo in cui acquisire i saperi.
Questo determina da un lato un mutamento del loro rapporto con il sapere e dall’altro un cambiamento nell’avvicinarsi alle conoscenze; esse vengono vissute come atto creativo e distribuito. La cultura partecipativa quindi fa nascere nuovi stili, nuove necessità e nuovi bisogni di apprendimento.
Il contesto scolastico diventa uno scenario dell’informalità, nel quale ci si relaziona prevalentemente attraverso raffinate competenze relazionali- affettive e in cui gli adolescenti si affidano solo a quegli insegnanti che riescono a acquisire ai loro occhi fiducia, credibilità e rispetto.
I docenti non vengono più considerati detentori di verità superiori e non si attribuisce più loro quell’autorità alla quale sottomettersi, per principio o per tradizione.
Nella scuola della relazione, l’ingresso in aula dell’insegnante non è più accompagnato da quell'alone di sacralità o da quei sentimenti di rabbia o di timore che caratterizzano gli studenti di diversi anni fa.
Il docente, in questa nuova realtà, si trova a ottenere l'attenzione partecipata ed empatica della classe solo attraverso la messa in atto di risorse relazionali e affettive efficaci. Si sottolinea che gli adolescenti non cercano insegnanti amici ma adulti competenti, in grado di rappresentarseli, così come abitualmente accade in famiglia, non solo nel ruolo di studenti ma anche in quello di giovani, con i propri limiti e i propri talenti: lo studente è interessato sempre di più alla relazione affettiva.
Compito della scuola, che fa ancora fatica a fare i conti con i cambiamenti cognitivi e comportamentale dei suoi allievi, diventa quello di trovare un nuovo modo per svolgere la propria funzione formativa ed educativa, al fine garantire allo studente la realizzazione del proprio sé.
Per concludere si può affermare che la famiglia è cambiata, la scuola ha perduto il suo valore simbolico chiaro ed esplicito e questo ha smantellato il patto di alleanza implicito, stipulato tra i due principali agenzie formative.
Nel fuoco incrociato di aspettative e attese reciproche, si alimenta sempre di più il conflitto. Da un lato l’istituzione scolastica sente su di sé la pressione del doversi farsi carico delle problematiche evolutive dell'adolescente, mettendo in secondo piano il raggiungimento degli obiettivi cognitivi didattici; dall’altro la famiglia sente che la scuola non accoglie e sostiene le problematiche degli adolescenti, aggiungendo anzi una serie di ostacoli alla già complicata realizzazione dei compiti evolutivi dei ragazzi.